Non è possibile creare un grande giardino se non si instaura una comunicazione e una empatia fra tre elementi fondamentali: il committente, il luogo in cui ci troviamo ad operare, ed il progettista stesso.
Il committente avrà i suoi gusti, le sue inclinazioni, le sue esigenze in merito a ciò che deve trovare posto nel suo giardino.
Sarà compito del progettista soddisfare queste esigenze, per evitare il maggior rischio che si pone di fronte al proprio lavoro, ovvero che il giardino non sia poi vissuto e sia destinato ad un lento deperimento.
Questo non è sempre facile.
Molto spesso il cliente non ha ben chiaro che cosa deve trovar posto nel proprio giardino.
Spetterà quindi al progettista interpretare, capire le esigenze reali del committente in modo che il suo lavoro possa sia soddisfare le sue esigenze, che in buona parte stupirlo.
Il secondo elemento fondamentale è il luogo.
Non mi riferisco in questo caso semplicemente alle viste da valorizzare o da nascondere, alla conformazione del terreno, al contesto in cui ci troviamo a lavorare, bensì a quello che i latini definivano Genius Loci.
La prima volta che il progettista entra in un nuovo giardino, deve riuscire ad entrare in comunicazione con l’ambiente che lo circonda.
Deve cioè carpirne il carattere più profondo, le peculiarità.
E’ soltanto andando a valorizzare lo spirito del luogo, che il giardino si troverà ad essere inserito nel proprio contesto e ad esaltarne le qualità.
E’ evidente che non esistono due committenti uguali come non è possibile trovare due luoghi identici.
Lo stesso progettista evolve nel corso del tempo e di progetto in progetto.
Se quindi il giardino risulta dall’interazione di questi tre elementi, non è possibile creare due giardini identici.
L’interazione fra committente, spirito del luogo e progettista permette quindi di creare giardini vivi, veri inseriti nel proprio contesto e non invece frutto di moda effimere.