Visitare luoghi intrisi di bellezza e di storia come Roma, ci offre l’opportunità di allenare il nostro sguardo alla scoperta del meraviglioso che ci circonda ogni giorno.
Roma rappresenta il paradigma stesso dell’arte e della bellezza frutto del lavoro dell’uomo nel corso dei secoli. Infinite stratificazioni e commistioni fra resti di epoche diverse, oltre a rendere testimonianza degli splendori e delle vicissitudini, della gloria e della decadenza che la città eterna ha vissuto nei vari periodi storici, rendono ogni angolo della città una continua fonte di scoperte e di sorprese, facili da cogliere per chiunque voglia veramente ‘vedere’.
È sufficiente non volersi soffermare alla visita dei luoghi turistici più canonici, comunque imprescindibili, e predisporre l’animo ad un atteggiamento curioso e aperto nei confronti di ciò che incontriamo sul nostro cammino.
Ecco quindi l’importanza, prima di tutto, dell’esperienza fatta attraverso il cammino. Camminare ci permette di avere il tempo di guardarci intorno e di lasciarci stupire da angoli inaspettati o da scorci insoliti. È possibile seguire l’istinto e cambiare il percorso pianificato facendo piccole ma significative digressioni quando un luogo ci incuriosisce e ci attira.
A Roma tutto è bellezza; anche l’incuria che a volte caratterizza alcune zone della città può, in alcuni casi, contribuire a sottolineare uno degli elementi caratterizzanti il suo spirito: un senso di eternità incurante degli aspetti più borghesi della quotidianità.
In quest’ottica si possono tralasciare dettagli di ordine pratico per assumere una prospettiva diversa, segnata dall’atemporalità e molto fruttuosa per educare il nostro spirito a riconoscere la bellezza che si nasconde sotto la superficie delle cose.
Un riflesso dell’incredibile luce calda e pulsante di Roma su un muro scrostato, lo spettacolo di un gelsomino dalle dimensioni eccezionali che spunta miracolosamente dai sampietrini per abbracciare tutta la facciata di un edificio a Trastevere, lo scricchiolio della ghiaia sotto i nostri piedi mentre passeggiamo la mattina presto nel giardino privato di Villa Barberini, sono alcuni dei ricordi che balenano nella mente quando ripensiamo al nostro ultimo viaggio a Roma.
Si tratta di esperienze inaspettate e di piccole scoperte frutto del desiderio di osservare e di lasciarci stupire dalla molteplicità della vita che scorre attorno a noi.
Se questa inclinazione dell’animo, aperto e pronto ad accogliere, trova in luoghi straordinari come Roma un facile terreno di applicazione, saremmo stupiti dalla ricchezza di esperienze che potremmo ricavare da essa se la applicassimo ogni giorno della nostra vita in ogni (o quasi) luogo che frequentiamo.
È necessario avere la forza di sollevare lo sguardo da terra e la pazienza di predisporci ad un atteggiamento ricettivo, entrando in comunione con ciò che ci circonda. Tutto intorno a noi si compenetra e vive all’unisono, e noi possiamo entrare coscientemente a far parte del cosmo in cui siamo sempre immersi senza badarci minimamente.
Citando Ercole Silva, diremmo che è necessario ‘…formarsi un occhio ed uno spirito capaci a giudicar del bello…’, ove per bello non si intende soltanto ciò che è frutto di espressione artistica, ma anche e soprattutto quello che caratterizza la realtà viva e pulsante di cui siamo parte.
Imparare a vedere con gli occhi e attraverso di essi poi ‘sentire’ con il nostro animo, getta sulla nostra vita di ogni giorno una luce completamente nuova, sollevandoci dalla superficialità e dalla fretta che caratterizza la nostra quotidianità per avvicinarci all’ideale di ‘pienezza di vita’ che dovrebbe costituire il fine ultimo di ognuno di noi.
Si tratta di un’inclinazione che va coltivata e nutrita, difesa dalla nostra inclinazione personale e dal rumore che ci circonda e a volte ci soverchia. E in questo senso il giardino può costituire uno dei mezzi attraverso cui sviluppare questo atteggiamento ed educare il nostro spirito, come aveva ben compreso il maestro zen Muso Soseki quando affermava che ‘Chi distingue tra il giardino e la pratica, non ha trovato la vera Via’.
Il giardino può quindi essere uno strumento di ausilio alla contemplazione, luogo in cui vivere un’esperienza trasformativa prendendo coscienza di noi stessi in rapporto all’ambiente, creando un sodalizio fra il sé e l’altro da sé.
Perché il meraviglioso ci circonda ogni giorno, è tutto intorno a noi, pronto a rivelarsi a chiunque abbia occhi per guardare.