Ci troviamo a Varese la città dei giardini sotto uno splendido esemplare di cedro del Libano per parlare di un tema che mi sta particolarmente a cuore: la gestione naturale del giardino.
Lo faremo col dottor Ambrogio Zanzi.
Grazie Ambrogio di essere con noi oggi.
Cominciamo con lo spiegare a chi ci ascolta in che cosa consiste la gestione naturale del giardino.
La gestione naturale del giardino consiste essenzialmente nel cambiare approccio, da quello che oggi è nella stragrande maggioranza dei casi, in cui di solito si combatte un patogeno, un parassita attraverso l’utilizzo di agrofarmaci, per spostare l’attenzione su quello che realmente è importante, e cioè alberi, tappeto erboso, piuttosto che la pianta in sé.
Lo scopo, o meglio, l’obiettivo è quello di riuscire a gestire il tutto senza pesticidi e senza concimi di sintesi, garantendo maggior benessere e una maggior vigorìa alla pianta solo grazie all’impiego di prodotti naturali.
Quindi per prodotti naturali che cosa intendiamo in particolare?
Intendiamo essenzialmente tutti quei prodotti che non sono tanto curativi contro un insetto o un fungo che oggi possiamo trovare sul nostro prato, quanto tutti quei prodotti come per esempio ammendanti, biostimolanti e inoculi di funghi micorrizici eccetera, che vanno a ricreare un ambiente maggiormente naturale e il meno artefatto possibile anche nel nostro giardino, copiando quello che avviene di fatto in natura.
Quindi lo scopo è quello, soprattutto, di creare un sistema e un terreno fertile.
Sì, esatto.
La chiave sta proprio nel substrato, nel suolo perché solo con un suolo fertile noi avremo una pianta sana.
Il tutto parte dalle radici.
Senza un apparato radicale ben esteso, ben strutturato nel suolo, noi non potremo mai avere, per esempio, un tappeto erboso che è sano ed è resiliente verso gli stress abiotici o biotici che possono occorrere nel tempo.
Quindi il tutto sta nel creare un terreno fertile.
Per avere questo bisogna cercare di limitare, se non addirittura eliminare, l’uso di sostanze di sintesi, sostanze chimiche che danno un effetto immediato ma che nel medio termine invece vanno a pregiudicare la fertilità del suolo.
Sì, esattamente.
Molto semplicemente, un esempio.
Se io utilizzo sempre un concime ureico, quindi con un alto tasso di azoto, il prato in poco tempo diventerà verde, ma se andiamo a vedere il substrato, il sottosuolo avrà un effetto deprimente sulla crescita radicale.
Quindi molto meglio utilizzare un concime organico, che ha una crescita molto più graduale a livello epigeo nel tempo, ma nel contempo riesce a biostimolare la parte radicale.
Quindi si va a favorire un approccio di medio-lungo termine, creando un ecosistema fertile, piuttosto che soluzioni che a breve termine danno dei risultati, ma che in realtà non sono sostenibili.
Esattamente.
Perché io nel breve termine posso avere un prato grandissimo, però nel medio-lungo termine arriveranno i funghi perché la cotica erbosa è più delicata, e arriveranno tanti altri problemi.
Quindi il vero segreto è quello di tenere in considerazione il suolo, ammendarlo, lavorarlo far sì che ci sia un buon contenuto di sostanza organica cosa che, nei nostri giardini, nei nostri viali alberati spesso non c’è, e nel caso usare dei prodotti specifici che possano supplire a queste mancanze.
C’è l’opinione diffusa che un approccio più naturale, più sostenibile al giardino, seppur ovviamente positivo, possa però in realtà essere troppo costoso, o più costoso dei metodi tradizionali. E’ vero?
No, non è vero anche perché bisogna innanzitutto cambiare l’approccio, nel senso che bisogna, se si decide, sposare un approccio naturale e questo vuol dire che, avendo un range di medio-lungo periodo, non devo andare dopo tre giorni a usare un fungicida ad ampio spettro se ho appena usato un inoculo di biostimolanti perché chiaramente li ammazza.
Quindi, bisogna avere un approccio razionale, avere un approccio che porterà nel corso del tempo la pianta ad essere più sana, più resistente e quindi a diminuire tutte le cure che spesso oggi facciamo e che sono superflue.
Quindi in realtà, nel medio periodo, si può avere addirittura un risparmio.
Esattamente, perché i trattamenti diminuiscono, e oggi la maggior parte dei trattamenti sono ancora fatti a calendario, cioè al di là di ogni condizione, io ogni tre settimane uso un trattamento fungicida: questo non ha senso, dal punto di vista ambientale ed economico.
Assolutamente.
E questo chiama in causa però la preparazione degli addetti ai lavori, in particolare dei giardinieri che sono l’interfaccia prima fra i proprietari dei giardini e i professionisti che lavorano in quest’ambito.
E’ quindi necessaria una formazione, anche degli addetti ai lavori.
Il primo punto su cui investire è la formazione e la sensibilizzazione degli addetti ai lavori e del cliente finale.
Molto spesso architetti progettano spazi verdi che non sono sostenibili, e questo poi si riflette sull’operato del giardiniere.
Altre volte il giardiniere che utilizza delle tecniche molto poco sostenibili.
Quindi bisogna trovare la giusta chiave, a livello progettuale, che poi consenta al giardiniere di operare bene e al proprietario finale di essere soddisfatto del proprio giardino che sia appunto naturale e sostenibile.
Benissimo, quindi io ti ringrazio per questo tuo contributo.
Ti auguro buon lavoro, nella speranza che la gestione sostenibile del giardino diventi la prassi come ormai è doveroso.
Grazie, a presto.